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L'uomo dell'incontro

L'uomo dell'incontro

Dopo che i riflettori si sono spenti su piazza San Pietro e via della Conciliazione gremite di fedeli provenienti da tutto il mondo e dopo la canonizzazione di papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II a cui hanno assistito forse due miliardi di persone, resta la simpatia verso due figure di santi che da sempre - istintivamente - la gente ha sentito vicine. Tanto si è scritto su di loro. Eppure, forse, ancora molto c'è da capire. Per questo, dopo aver indagato in una corposa biografia la figura di papa Giovanni Paolo II, Andrea Riccardi - uno tra i maggiori esperti di Storia della Chiesa contemporanea - dedica uno studio a san Giovanni XXIII per scoprire, dietro alla bontà e all'affabilità, anche una finissima abilità diplomatica. "L'uomo dell'incontro. Angelo Roncalli e la politica internazionale" (San Paolo, 256 pagine, 18 euro) è un libro complesso, che ripercorre le fonti e ricostruisce le missioni diplomatiche del giovane vescovo bergamasco: visitatore apostolico nella Bulgaria ortodossa, delegato apostolico in Turchia e in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale (dove, tra l'altro, affrontò la questione degli ebrei in fuga), ed amministratore del Vicariato apostolico di Istanbul, Angelo Giuseppe Roncalli prima di divenire patriarca di Venezia e poi Papa, fu anche nunzio apostolico a Parigi. Tante le vicende storiche che Roncalli si trovò ad affrontare come vescovo e come pontefice, : un conflitto mondiale, il confronto con le Chiese ortodosse, gli ebrei, il difficile dopoguerra europeo e poi il rapporto con Mosca e con il Comunismo. Riccardi riprende il filo di una storia più o meno nota, scorrendo i documenti per rivelare un'immagine del Papa buono che supera i facili cliché: ne emerge un uomo semplice poiché profondo, un intellettuale fine, ma nutrito della concretezza della sua gente. Roncalli era innanzitutto un prete, poi uno storico, infine un uomo sensibile, capace di penetrare in profondità i mondi che incontrava, tanto da affermare - Riccardi cita un dialogo con monsignor Loris Capovilla, storico segretario di Giovanni XXIII - "io dove metto i miei piedi, metto anche il mio cuore". Ma la ricostruzione dei rapporti internazionali di Roncalli mostra quanto efficace sia stata la definizione che di lui diede la Arendt come, semplicemente, di un "cristiano". Da questo suo essere innanzitutto un discepolo, un uomo dell'ascolto e, appunto, dell'incontro - innamorato del Vangelo e del mondo - nasce la diplomazia "anomala" della Chiesa Cattolica. E questo risalta con maggiore evidenza nel lavorio intenso di questo bergamasco proiettato sui grandi scenari della storia: non un diplomatico di professione, ma un artista dell'umano. Interessato agli altri: tutti, anche i musulmani, gli ortodossi, i comunisti. Il profilo che Riccardi traccia è interessante "perché - spiega - si fonda su una storia personale di "diplomazia pastorale" e di cultura dell'incontro".

L'uomo dell'incontro
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