La parola
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Il Vangelo della Domenica, Marco 1,7 -11

Tu sei il Figlio mio, l’amato

Nella tradizione orientale il battesimo di Gesù al Giordano è celebrato, insieme all'adorazione del magi e al primo segno compiuto alle nozze di Cana, come epifania del mistero di Cristo, alle genti e ad Israele: in effetti la scena del battesimo, nella essenziale narrazione di Marco, racchiude una rivelazione che illumina tutto il successivo racconto, e rappresenta già un anticipo della piena manifestazione che si realizzerà nell'ora della croce e nella gloria della risurrezione.

Tu sei il Figlio mio, l’amato

Nella tradizione orientale il battesimo di Gesù al Giordano è celebrato, insieme all'adorazione del magi e al primo segno compiuto alle nozze di Cana, come epifania del mistero di Cristo, alle genti e ad Israele: in effetti la scena del battesimo, nella essenziale narrazione di Marco, racchiude una rivelazione che illumina tutto il successivo racconto, e rappresenta già un anticipo della piena manifestazione che si realizzerà nell'ora della croce e nella gloria della risurrezione. Giovanni annuncia ed indica la venuta di colui che è più forte, del messia che battezzerà 'in Spirito Santo', e immediatamente, l'evangelista colloca di fronte a noi Gesù, colui che, ricevendo lo Spirito, ne potrà fare dono ai credenti. Colpisce questa prima menzione di Gesù nel vangelo di Marco, di lui non ci è stato detto nulla, nulla viene raccontato delle origini e degli oscuri anni a Nazaret: è l'irruzione di un protagonista nuovo, nella storia d'Israele e nel cammino degli uomini, che dà inizio alla sua missione con un gesto scandaloso. Mescolato tra la folla dei Giudei, che si facevano battezzare, confessando i loro peccati (cfr. Mc 1,5), Gesù s'immerge nelle acque del Giordano e solo quando ne esce, si compie una misteriosa esperienza di rivelazione: vede squarciarsi i cieli, percepisce lo Spirito discendere su di lui e sente la voce del Padre, rivolta a lui. Gesto scandaloso, che indica una profonda solidarietà con la condizione dell'uomo, così come farà nel suo ministero in Galilea, andando a mensa con i pubblicani e i pubblici peccatori, mostrando una predilezione per i poveri, gli umili, gli esclusi; così nel volto di Gesù che fin dall'inizio, pur essendo il Santo di Dio, l'Agnello innocente, non si separa dalla miseria degli uomini, si rivela la sorprendente misericordia del Padre, che sovverte ogni rigida misura di giustizia. Questa vicinanza alla povertà degli uomini, questo farsi carico del loro peccato raggiungerà il culmine nel dramma della passione, dalla solitudine angosciosa del Getsemani alla morte sulla croce, circondato da due malfattori, nell'apparente abbandono anche di Dio: lì, sulla croce, si realizzerà il vero battesimo di Gesù (cfr. Mc 10,38-39), la sua immersione nelle acque amare della sofferenza e della morte, lì accadrà la confessione del centurione, che riconoscerà nel crocifisso il figlio di Dio, ma soprattutto, nel travaglio della passione, Gesù compirà il suo esodo, dalla morte alla vita, e aprirà un varco di speranza per tutti i suoi fratelli. Il suo uscire dalle acque del Giordano è profezia del suo uscire dal buio del sepolcro, per ricevere nella sua umanità glorificata e risorta, la pienezza dello Spirito, come dono di vita e di liberazione per noi, prigionieri della morte: in questo senso i Padri leggevano in profondità l'immersione battesimale nel Giordano, riconoscendo che in realtà non è Cristo che viene santificato e purificato dalle acque, ma è Lui a santificare e a purificare le acque, trasformando questo dono umile e prezioso del creato, in segno efficace della sua grazia e della sua santità. È la forza della sua Pasqua che opera questa trasformazione e che ci è comunicata nel gesto abissalmente semplice e gratuito del battesimo nel nome del Signore, nel nome della Trinità. In questa luce, la celebrazione del battesimo di Gesù, annuncio della sua Pasqua di morte e risurrezione, diventa memoria viva del battesimo cristiano, del primo sacramento che genera un'umanità nuova nel mondo: battezzati nello Spirito, segnati dal mistero pasquale, sepolti con Cristo nelle acque che ci purificano e risorti con Lui per camminare in una vita nuova, i credenti riconoscono, all'origine della loro esistenza, un dono che li precede e li supera, un dono che matura e porta frutto dentro un rapporto reale. Per Gesù è stato il rapporto con il Padre, un rapporto filiale, carico di fiducia e di obbedienza, per noi è lo stesso rapporto, che passa attraverso la persona viva di Cristo e l'appartenenza al suo corpo, alla comunità di coloro, che nel battesimo, sono stati da lui afferrati e resi sue membra: il battesimo costruisce la Chiesa, compagnia affidabile di Gesù, e nel grembo materno della Chiesa genera volti di uomini nuovi.Corrado Sanguineti

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