La parola
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Pasqua di Resurrezione del Signore- anno C, Luca 24,1 - 12

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?

La liturgia pasquale offre al nostro ascolto due brani paralleli, nella notte della grande veglia Luca 24,1-12 e nel mattino di Pasqua Giovanni 20,1-10. Nella testimonianza degli evangelisti c'è il riflesso fedele dell'esperienza inattesa e sconvolgente della scoperta del sepolcro vuoto: come noto, nessuno dei Vangeli canonici, a differenza degli apocrifi, racconta e descrive il fatto della risurrezione in sé, perché siamo di fronte ad un avvenimento nuovo, che trapassa i limiti della storia e del tempo.

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?

La liturgia pasquale offre al nostro ascolto due brani paralleli, nella notte della grande veglia Luca 24,1-12 e nel mattino di Pasqua Giovanni 20,1-10. Nella testimonianza degli evangelisti c'è il riflesso fedele dell'esperienza inattesa e sconvolgente della scoperta del sepolcro vuoto: come noto, nessuno dei Vangeli canonici, a differenza degli apocrifi, racconta e descrive il fatto della risurrezione in sé, perché siamo di fronte ad un avvenimento nuovo, che trapassa i limiti della storia e del tempo. Tuttavia, è un avvenimento reale, che ha lasciato e lascia segni chiari nella storia dell'uomo e il primo segno è proprio quella pietra rotolata via dal sepolcro (cfr. Lc 24,2; Gv 20,1), la tomba ormai vuota, annuncio silenzioso della vittoria di Cristo sulla morte, della grande esplosione di vita che è accaduta nella Pasqua di Gesù: 'La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non creatori. Nello stesso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla vita terrena; è invece la più grande 'mutazione' mai accaduta, il 'salto' decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l'intero universo' (Benedetto XVI). Nel racconto di Luca, le donne vengono portando gli aromi preparati per ungere il corpo esanime del loro maestro, tutto nella loro mente parla della realtà invincibile della morte, che ha sottratto loro Gesù; perciò, quando trovano il sepolcro aperto, restano incerte e timorose, così come Maria di Magdala nel brano di Giovanni, pensa innanzitutto a un furto: 'Hanno portato via il Signore e non sappiamo dove l'hanno posto!'. È un fatto nuovo che, lentamente, si manifesta e s'impone alle donne e, successivamente, ai primi discepoli, un fatto da loro non immaginato, né previsto: questa è la natura propria del cristianesimo, imbattersi, ora attraverso dei testimoni, in una Presenza inimmaginabile, e tuttavia profondamente corrispondente all'attesa del cuore. I primi testimoni che fanno riecheggiare l'annuncio alle donne, sono gli angeli: 'Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato'. Luca ama esprimere in questo modo la condizione del Risorto, è un vivente, 'colui che è vivo', e che perciò può essere incontrato, riconosciuto, amato; prima ancora di poterlo vedere nelle sue apparizioni pasquali, le donne accolgono quest'annuncio, perché fanno memoria delle parole di Gesù, che aveva più volte preannunciato il suo destino di morte e di risurrezione. La fede come riconoscimento certo e stupito di Cristo risorto nasce e matura nell'incontro con la vivente testimonianza della Chiesa, attraverso uomini, non più angeli, che ci portano l'annuncio e attraverso l'ascolto delle parole di Gesù e delle parole della Scrittura, che illuminano il mistero e lo svelano in tutta la sua profondità. Nella parte conclusiva del racconto di Luca, emerge però un altro elemento, che in diversi modi è presente in tutti i vangeli pasquali, la fatica degli uomini, nella persona dei discepoli, ad accogliere un tale annuncio: 'Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse'; di fronte all'incredulità dei suoi, il Risorto prenderà l'iniziativa di manifestarsi ad essi, in un tempo pieno (Luca parlerà di quaranta giorni), si farà riconoscere, nella sua identità reale e indubitabile, renderà solida la loro fede fragile. Questa debolezza dei primi continua ad attraversare la vita dei credenti di ieri e di oggi, così come Cristo continua a prendere l'iniziativa di farsi incontro, di offrire segni della sua presenza e della sua vittoria contro la morte; l'immagine finale del racconto di Luca, dell'impetuoso Pietro che corre al sepolcro (cfr. Gv 20,3-10) e che, viste le bende che avvolgevano la sindone, intorno al corpo di Gesù, torna a casa, 'pieno di stupore per l'accaduto', esprime la figura dell'uomo che inizia il percorso della fede pasquale da uno stupore, dal contraccolpo di un evento, ancora non pienamente riconosciuto. Com'è vero, nell'esperienza cristiana, che solo lo stupore conosce.

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