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I lettura di domenica 22 gennaio - III domenica del Tempo Ordinario

Anno A - La luce non divide

I lettura di domenica 22 gennaio - III domenica del Tempo Ordinario

Dal libro del profeta Isaìa
(Is 8, 23b - 9,3)

In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon
e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa
la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Mádian.

L' espansionismo dell'Assiria, sotto Tiglat-Pilezer III, ha acquisito, dopo il 733 a.C. la parte settentrionale del regno del nord o di Israele, annettendosi alcune province.
E' questa “l'umiliazione” di cui soffre la “terra di Zabulon e di Neftali” (appunto due territori delle tribù del regno del nord, che portano ancora il nome dei rispettivi Patriarchi). Come sempre, nella storia biblica, la circostanza è vista sotto il segno del la causalità divina.
Ora però Jahvè – annuncia il profeta – capovolgerà la situazione: “renderà gloriosa” la terra del suo popolo.
È un vaticinio di consolazione e di incoraggiamento: per il “popolo che camminava nelle tenebre” si preannuncia la visione di “una grande luce”.
Concluso il periodo del castigo purificatore, Dio farà tornare la serenità nel suo popolo, anzi “moltiplicherà la gioia, aumenterà la letizia”. La previsione è talmente sicura che tale atmosfera viene descritta (con i tempi verbali al passato) come già avvenuta.
E per renderla più comprensibile, più concreta è paragonata alla esaltazione dei momenti della mietitura e della ripartizione del bottino di caccia.
Lo stesso Jahvè, il quale – a punizione dell'infedeltà d'Israele – ha permesso l'invasione straniera, porrà fine all'oppressione Una autentica liberazione, espressa con l'eliminazione degli strumenti usati dall'oppressore: il giogo e la sbarra che venivano posti sugli schiavi, il bastone del loro sorvegliante, l'aguzzino.
Israele deve avere fiducia, perché in passato ha già avuto prova di analoghi interventi divini. II profeta ne richiama uno, il “tempo di Madian”, descritto nel libro dei Giudici (cc. 6-7): allora gli Israeliti erano preda dei Madianiti; Jahvè, invocato, aveva suscitato Gedeone, il quale, guidato dallo Spirito divino, a capo di uno sparuto drappello di guerrieri, aveva ottenuto una vittoria strepitosa, realizzando quindi la salvezza del suo popolo.
Come allora – promette il profeta – Jahvè salverà prodigiosamente il suo Israele.

Fonte: Il Cittadino
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