La parola
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27A domenica del Tempo Ordinario - anno A, Matteo 13,44-52

Vende tutti i suoi averi e compra quel campo

Con questa domenica si conclude la lettura del capitolo 13° del vangelo di Matteo, con le ultime tre parabole del Regno, che appaiono nettamente distinte: le prime due, quella del tesoro e della perla preziosa, mettono in luce la gratuità, la sorpresa e la gioia, che segnano la vita dell'uomo, divenuto discepolo del Vangelo, mentre l'ultima parabola ha a tema il giudizio finale, e la compresenza di bene e di male, che accompagna il tempo presente.

Vende tutti i suoi averi e compra quel campo

Con questa domenica si conclude la lettura del capitolo 13° del vangelo di Matteo, con le ultime tre parabole del Regno, che appaiono nettamente distinte: le prime due, quella del tesoro e della perla preziosa, mettono in luce la gratuità, la sorpresa e la gioia, che segnano la vita dell'uomo, divenuto discepolo del Vangelo, mentre l'ultima parabola ha a tema il giudizio finale, e la compresenza di bene e di male, che accompagna il tempo presente. Ci soffermiamo sulle prime due parabole dove elementi comuni immediatamente risaltano agli occhi: c'è un bene prezioso, un tesoro nascosto in un campo, una perla di grande valore; c'è l'avvenimento di una scoperta, nel primo caso assolutamente inattesa e non preventivata, per l'uomo che trova il tesoro, nel seconda caso, la scoperta è preceduta da una ricerca da parte del mercante; c'è, infine, il gesto di vendere tutti gli averi, per possedere il bene trovato, e s'intuisce una nota di gioia, espressa chiaramente per il mercante della prima parabola. Con questi pochi tratti, Gesù esprime che cosa accade nell'esistenza di chi incontra il Regno, un Regno che in fondo si rende vicino e presente proprio in Cristo, perché è la sua persona che svela e fa agire, nel terreno della nostra storia, la potenza di grazia e di salvezza, che vengono da Dio. Il tesoro nascosto, la perla preziosa sono immagine viva di ciò che è Cristo, e si comprende così la sproporzione del gesto delle due parabole, cioè il vendere tutto pur di avere questo tesoro e questa perla; comunque accada questa scoperta, di Gesù come bene sommo e totale della vita, è sempre una grazia, è sempre una sorpresa, è sempre qualcosa che noi non possiamo produrre con le nostre forze. Può accadere come irruzione non prevista, come per l'uomo che, senza essere in ricerca, trova il tesoro: pensiamo a certe conversioni improvvise, a certi incontri che trasformano l'esistenza di chi, magari, pensava a tutt'altro, non mostrava nemmeno particolare inquietudine o interrogativi nella vita; può accadere, invece, come scoperta di qualcosa che, pur confusamente, si cercava, come il mercante che finalmente trova una perla di grande valore: in tutti i casi, le due parabole mostrano il mistero del Regno all'opera, come l'avvenimento gratuito e immeritato di una Presenza, che attrae il cuore e lega a sé la vita, in modo radicale e totale. Questa radicalità, tuttavia, non ha niente di moralistico o di tedioso, è l'esperienza di un grande amore, che coinvolge tutto l'uomo, e immette una nota di gioia, perché si è trovato il tesoro che non delude, il bene che può colmare, in maniera sovrabbondante, il desiderio di pienezza e di letizia: se guardiamo al cammino dei santi, di uomini e donne letteralmente afferrati da Cristo, come l'apostolo Paolo, se sorprendiamo in noi un'esperienza simile, questa parola del Vangelo cessa d'essere una parola solo scritta, e si fa veramente carne e vita. Il movimento di un'esistenza cristiana è ben espressa da questa preghiera che fa eco alle due parabole, in un apparente capovolgimento della logica del racconto: 'Tu il tesoro, Tu la perla preziosa; o Signore, Tu hai incontrato me, non io ho trovato Te; Tu hai conquistato e afferrato me, non io ho acquistato Te; o mio Tu, io sono tuo'. In realtà, è davvero così: anche se abbiamo l'impressione d'essere noi a trovare il tesoro, o la perla preziosa, l'iniziativa è tutta di Cristo, è grazia del Padre, è Lui che si fa trovare, quando e come dispone, è Lui che attira così la nostra libertà, da suscitare un libero e amoroso sì a Lui. Non c'è nell'esperienza umana avvenimento di maggiore libertà che l'essere innamorati di qualcuno, che nella sua bellezza muove tutta l'affezione del cuore: ciò che nell'amore tra un uomo e una donna è profezia e inizio, si compie proprio nell'incontro con Cristo, nella scoperta della Sua inarrivabile bellezza. Così si capovolge l'idea moderna di libertà, pensata come assoluta autonomia e indipendenza, perché siamo veramente liberi non quando facciamo ciò che vogliamo, senza rispondere a nessuno, ma quando ci leghiamo ad una Presenza che, con dolcezza e con forza, si propone alla nostra esistenza come il bene atteso e pur imprevisto.

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