La parola
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3a domenica di Avvento - anno A, Matteo 11, 2-11

Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?

Giovanni, il profeta che ci accompagna al mistero della venuta di Cristo tra noi, attraversa l'esperienza del buio, non solo perché, ingiustamente carcerato, sente forse avvicinarsi l'ora della suprema testimonianza, ma soprattutto perché è turbato nel cuore, davanti alla figura, così singolare di Gesù.

Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?

Giovanni, il profeta che ci accompagna al mistero della venuta di Cristo tra noi, attraversa l'esperienza del buio, non solo perché, ingiustamente carcerato, sente forse avvicinarsi l'ora della suprema testimonianza, ma soprattutto perché è turbato nel cuore, davanti alla figura, così singolare di Gesù. Attendeva un Messia giudice, che nel fuoco della sua parola, avrebbe condannato gli empi, i falsi giusti, che facevano consistere la salvezza nella semplice appartenenza al popolo d'Israele, nell'essere figli di Abramo, e si trova di fronte ad una presenza diversa, che, per certi aspetti, non corrisponde alla sua attesa: certo, la parola di Cristo è anche giudizio, svela la posizione dei cuori, smaschera la menzogna e l'ipocrisia di una falsa pietà, ma nello stesso tempo, domina in Gesù il miracolo della misericordia, un amore appassionato e gratuito, che va a cercare i peccatori, i poveri, gli esclusi, un amore che sfonda ogni misura di stretta giustizia, un amore che provoca ad una decisione. Gesù è sempre così, al di là delle nostre attese e delle nostre immagini, diverso da come a volte noi lo vorremmo, e questa originale differenza si riflette nella Chiesa, che a volte ci appare 'dura' dove noi la vorremmo più disposta al compromesso, alla comprensione, e a volte ci appare amorosa e tenera, dove noi l'aspetteremmo più intransigente e severa. Proprio i tratti singolari e inattesi di Cristo fanno nascere nel cuore del Battista la domanda, che prima o poi, si fa strada in ogni cammino di fede: 'Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?'; è l'interrogativo decisivo sull'identità di Gesù, sul valore assoluto che ha la sua persona per noi: è davvero l'atteso che porta a compimento la nostra vita, o è uno tra i tanti? È lui l'unico oppure dobbiamo ancora aspettare chi possa salvare la nostra umanità ferita e fragile? Anche nel grande profeta Giovanni, nell'uomo che ha offerto tutta la sua vita a Dio e che vive la sua missione a servizio del Messia veniente, traspare la fatica della fede, il turbamento della domanda, l'essere posto di fronte ad una misura diversa dalla sua, ed è bello che Giovanni rivolga l'interrogativo a Cristo, attraverso i suoi discepoli, perché comunque si sente legato a quell'Uomo, intuisce che, nonostante tutto, è proprio Gesù il Messia promesso. La vera domanda, anche sofferta, sul volto autentico di Gesù non accademica o astratta, nasce all'interno di una relazione, nella quale la fede vive come affezione, come amore a Gesù stesso: un amore che, pur conoscendo il travaglio e l'ombra dell'incertezza e dell'incomprensione, non riesce ad essere estirpato dal cuore del credente. Impressionante è la risposta che Cristo dà ai discepoli del Battista: 'Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete '; non un ragionamento, ma il rimando a ciò che possono udire e vedere, le grandi opere di Gesù, i suoi miracoli che realizzano le opere di salvezza di Dio a favore del suo popolo, preannunciate dai profeti (cfr. Is 35,1-10). Come a dire: sì, Gesù è colui che veramente attendevamo, perché in lui, nella sua persona e nella sua azione, si mostra all'opera Dio stesso, come salvezza gratuita e sovrabbondante; ed è beato chi si lascia toccare e illuminare da questi segni, senza scandalizzarsi di Cristo, della sua diversità, rispetto alla proprie attese e misure. Rimane anche oggi questa la strada per attraversare il momento del buio, del dubbio, della fatica a comprendere il mistero di Gesù, nella nostra vita, sapere vedere i segni della sua presenza, saper riconoscere le tracce del suo passaggio tra noi. E dove? Non soltanto nei miracoli, nel corpo e nell'anima, che ancora possono accadere ed accadono nei santuari mariani e per intercessione di santi noti ed ignoti, ma anche e soprattutto nel miracolo della vita che rifiorisce, in chi ha la grazia e la libertà di dire ogni giorno il suo 'sì' a Cristo, e nel miracolo, semplice e grandioso, di ogni autentica comunità cristiana, luogo dove si educano e si plasmano esistenze umane rinnovate. 'L'incontro con qualsiasi comunità cristiana, che cerchi di vivere decisamente nel nome di Cristo, realizza inevitabilmente un modo di convivenza, un clima e un ritmo umano così diverso dal solito, che non può non colpire chi l'osserva, come qualcosa di nuovo, di strano, di sconvolgente, di umano ideale' (L. Giussani, Il cammino al vero è un'esperienza, Rizzoli, Milano 2005, 111). Questo è il luogo nel quale possiamo udire e vedere le opere del Signore presente, e nel quale possiamo alimentare e rinnovare la certezza della fede e dell'affezione a Cristo, riconoscendo che non dobbiamo attendere nessun altro, colui che ci salva e ci compie è già venuto, è con noi.

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