La parola
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Guarì molti che erano affetti da varie malattie

V domenica del Tempo Ordinario (4 febbraio 2018)

Dalla vita umana, intrisa di sofferenze, di illusioni e delusioni, soprattutto inquinata da male morale sale un’invocazione di aiuto, di salvezza, oltre che l’esigenza di risposta agli interrogativi che tale condizione pone. Dio risponde. Colui che viene chiamato a portare la divina risposta deve farlo senza interesse personale, ma anzi, con donazione totale, rendersi partecipe delle situazioni di coloro che attendono salvezza. Cristo porta la risposta divina all’umanità sofferente: con il suo insegnamento e con la sua opera misericordiosa. Soddisfa gli interrogativi ed offre liberazione dal male.

Essendo sabato Gesù è stato alla sinagoga di Cafarnao, ove ha stupito gli astanti per l’autorità, con cui insegna e per un esorcismo, con cui ha liberato un uomo posseduto dal demonio. Dalla sinagoga si reca alla casa di Simone e Andrea, accompagnato dagli altri due fratelli Giacomo e Giovanni, i primi discepoli che ha chiamato a seguirlo. Poiché la suocera di Simone è malata, con febbre, Gesù viene informato della circostanza, ma, probabilmente, senza alcuna intenzione di chiedere un’azione taumaturgica; invece Gesù, al di là delle aspettative, prende per mano l’inferma e la fa alzare, immediatamente e completamente sfebbrata. Questa volta, a differenza di altre occasioni miracolose, senza dire una parola. L’evangelista, a riprova della perfetta guarigione della donna, annota che ella “si mette a servire” Gesù e gli altri.

Tale servizio è espresso nella forma verbale continuativa, per indicare soprattutto – più che l’atteggiamento immediato – la sequela che la donna intraprende a servizio di Gesù e della sua comunità, come sarà per altre donne. Si rileva altresì il comportamento di Gesù – il quale si lascia servire a tavola da una donna – a differenza degli altri rabbini, i quali non ammettevano tale mansione femminile nei loro riguardi. Dunque ancora un’indicazione di superamento delle consuetudini, un’affermazione di libertà, di elevazione della donna da parte di Gesù. Dato che, di sabato, le norme israelitiche non consentono alcuna attività, gli abitanti di Cafarnao, soltanto dopo il tramonto, quando il sabato è ormai finito, portano a Gesù “tutti gli ammalati e gli indemoniati”, affinché li guarisca, come ha guarito l’indemoniato nella sinagoga. Iperbolicamente, per rimarcare il generale atteggiamento del popolo verso Gesù, Marco dice che “tutta la città” era riunita davanti alla porta di casa, per ricordare la partecipazione morale di tutti gli abitanti all’avvenimento.

Gesù guarisce tutti e scaccia i demoni. L’evangelista dice “molti” non in maniera restrittiva (rispetto a “tutti”) ma perché la locuzione semitica “molti” equivale a “tutti” ed inoltre per sottolineare che tutti quelli erano numerosi. Ai demoni, i quali conoscono l’identità messianica, divina di questo nuovo rabbì, Gesù “non permette di parlare”: perché la completa rivelazione della sua divinità deve avvenire nel momento e nel modo stabiliti da Dio; Gesù non permette che i demoni si intromettano – come, in effetti, vorrebbero – nel piano divino. Nessuno può sconvolgere il piano divino o in-terferirvi, senza che Dio lo permetta. Trascorsa la notte, all’inizio del nuovo giorno, mentre è “ancora buio”, Gesù esce di casa e si ritira in solitudine a pregare, a parlare con il Padre. E’un tratto ricorrente questo raccogliersi in silenzio, per il colloquio personale del Figlio dell’Uomo- Figlio di Dio, con il Padre. In contrasto con l’atteggiamento di Gesù è quello di Simone ed amici, i quali si preoccupano di raggiungerlo con la loro rimostranza: “tutti ti cercano!”.

Non riescono a capacitarsi che Gesù si sottragga all’interessamento della folla, perché non arrivano a comprendere che l’accorrere della gente è motivato, in larga misura, non dalla fede, ma dal tornaconto pratico immediato o dalla curiosità. Gesù fugge il consenso entusiastico di chi non è disponibile alla sequela. D’altra parte la sua missione non può esaurirsi in una plaga ristretta: “andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là”. Marco conclude e sintetizza il brano, dicendo che Gesù va “per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni”. Gesù continua ad annunciare ed instaurare la salvezza: con l’insegnamento autoritativo e i miracoli. Questi, oltre a testimoniare la sua divinità, sono espressione della sua compassione verso l’uomo sofferente, ma soprattutto sono il segno che l’epoca della misericordia divina, che egli annuncia, è davvero iniziata. 

Fonte: Il Cittadino
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