La parola
stampa

Egli doveva risuscitare dai morti

Santa Pasqua (1 aprile 2018)

Della Chiesa, comunità dei salvati, tutto il genere umano è chiamato a farne parte, tramite il ministero degli Apostoli, i quali sono stati scelti da Dio, per essere testimoni della salvezza operata da Cristo e quindi per incorporare a Lui gli uomini mediante il Battesimo.

L’incorporazione a Cristo fa sì che l’esistenza acquisisca una valenza superiore a quella esclusivamente terrena e che i battezzati siano protesi non verso i valori mondani, temporali, ma verso quelli soprannaturali. Infatti essendo vitalmente uniti a Cristo, partecipano della sua risurrezione.

Anche della risurrezione di Cristo, come realtà – non illusione fantomatica o mitica – danno testimonianza gli Apostoli, avendone avuto le prove, passando quindi dalla incomprensione alla fede.

 

L’inizio della “testimonianza” di Giovanni (21,24) sulla risurrezione di Gesù e sugli avvenimenti susseguenti, sembra voler dare ben più che un dettaglio cronologico: “il giorno dopo il sabato, di buon mattino, quand’era ancor buio” indica la fine di un’epoca, culminante nella morte di Cristo e l’alba di tempi nuovi segnati dalla sua risurrezione.

E’ questo, d’ora innanzi, quello che i cristiani chiameranno per sempre “il giorno del Signore” (Ap 1,10), “dies Domini”, la domenica, in cui si celebra la Risurrezione di Gesù Cristo. Gesù è stato sepolto il venerdì, un po’ in fretta, al tramonto, dopo il quale sarebbe iniziato il sabato, anzi il “grande sabato” della Pasqua ebraica, in cui era proibita ogni attività che non fosse cultuale, tanto meno presso un cadavere, oltre alla proibizione di percorrere un tragitto superiore a duemila cubiti (circa un kilometro). Perciò Maria di Magdala, comprensibilmente ansiosa di recarsi al sepolcro di Gesù, si mette in cammino non appena possibile. Il sepolcro è ricavato dallo scavo di due piccoli vani sul fianco della collina: la cella mortuaria, in cui, su di un ripiano, viene deposto il cadavere e il vestibolo, comunicante con la cella per mezzo di un’apertura angusta; l’ingresso del sepolcro è chiuso da una pietra, simile alla macina da mulino, che viene spostata facendola ruotare.

Maria di Magdala, inaspettatamente, trova la pietra non rotolata, ma “ribaltata”. Costernata, non entra nella caverna, ma “corre” a cercare i due discepoli che hanno particolare ascendente: Simon Pietro e “quello che Gesù amava” (colui del quale nel IV vangelo non si fa mai il nome e che corrisponde allo scrivente).La prima ipotesi di Maria di Magdala è che la salma di Gesù sia stata sottratta, trafugata: “hanno portato via  il Signore dal sepolcro!”.  Chiama Gesù “Signore”, il titolo che ne riconosce la divinità, usato dai cristiani dopo la resurrezione. “Non sappiamo dove l’hanno posto”: si esprime al plurale, accomunandosi le donne che, forse erano con lei (come riveriscono i Sinottici) oppure facendosi interprete del pensiero degli altri discepoli. “Corrono insieme tutt’e due”, Pietro e l’altro discepolo, ma questi, più aitante e “veloce”, sorpassa Pietro e giunge prima al sepolcro. Non è da escludersi, in questa notazione, una posizione di privilegio riservata, in seguito, a Giovanni, da parte dei suoi discepoli.

Tuttavia egli si ferma sull’ingresso, da dove osserva “le bende pere terra”, con cui – secondo la consuetudine – era stato av-volto il corpo di Gesù. “Non entra”: attende l’arrivo di Pietro, rispettandone l’anzianità, ma, soprattutto, riconoscendone l’autorevolezza. Pietro entra ed anch’egli constata che le bende funebri sono a terra, mentre il sudario, un pannolino solitamente posto sul volto del morto, sopra la sindone, non è a terra, “ma piegato, in un luogo a parte”. Da ciò si evince che l’ipotesi del furto del cadavere non possa ragionevolmente sostenersi, giacché i trafugatori non si sarebbero attardati a ripiegare il sudario. L’ipotesi della risurrezione, forse, comincia ad affiorare, ma non con chiarezza: “infatti” – attesta l’evangelista – i discepoli “non hanno ancora compreso la Scrittura”, cioè la portata dei testi profetici dell’Antico Testamento in cui si parla di quest’evento, tipico della vicenda messianica.

Il discepolo, che è giunto per primo al sepolcro, è anche indicato come il primo che ha “creduto” alla risurrezione. Pietro entra dopo, “vede e crede”.

Non ha ancora visto il Risorto, ma ha visto quanto basta perché la sua fede sia motivata, ragionevole e tuttavia avvolta dal mistero, tanto da renderla veramente “fede”. Non pronuncia parola: “iI suo silenzio è quello dell'interiore comprensione di fede” (H. Strath-mann).

L'evangelista che ne abbiamo ancora un indizio – si identifica con il discepolo, il quale “crede” per primo, ne dà testimonianza. Non ha la presunzione di ire alcunché della reazione interiore di Pietro, il quale rimane, tuttavia, il primo testimone autorevole del “sepolcro vuoto”, essendo entrato per primo. Notazioni fondamentali di valore ecclesiale.

Fonte: Il Cittadino
Egli doveva risuscitare dai morti
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento