La parola
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Il Vangelo della Domenica, Gv 2,13-25

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

In quest'anno liturgico, nel tempo di Quaresima, per tre domeniche ci mettiamo in ascolto del quarto vangelo, che, com'è noto, racchiude una catechesi matura, incentrata sul mistero della persona di Cristo. Il passo offerto alla nostra riflessione è la famosa scena della cacciata dei venditori dal cortile del tempio di Gerusalemme, presente in tutti i vangeli, ma collocata da Giovanni all'inizio del ministero pubblico di Gesù, nella sua prima Pasqua vissuta nella Città Santa.

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

In quest'anno liturgico, nel tempo di Quaresima, per tre domeniche ci mettiamo in ascolto del quarto vangelo, che, com'è noto, racchiude una catechesi matura, incentrata sul mistero della persona di Cristo. Il passo offerto alla nostra riflessione è la famosa scena della cacciata dei venditori dal cortile del tempio di Gerusalemme, presente in tutti i vangeli, ma collocata da Giovanni all'inizio del ministero pubblico di Gesù, nella sua prima Pasqua vissuta nella Città Santa. In realtà, la prospettiva di Giovanni è assai ricca e originale: il racconto dei sinottici, infatti, è situato alla fine dell'attività di Gesù, dopo la sua entrata a Gerusalemme, dove avrebbe consumato la sua Pasqua di morte e di risurrezione, e dà risalto al gesto profetico del Signore, che condanna l'abuso di un luogo di culto, ridotto a luogo di mercato, ed annuncia, nel testo di Marco la vocazione universale del tempio, a diventare 'casa di preghiera per tutte le nazioni' (Mc,11,17 che cita liberamente Is 56,7, riprendendo però il contesto, rivolto agli 'stranieri' di Is 56,6). Giovanni, senza annullare la forza contestatrice dell'azione di Cristo, pone l'attenzione sul segno indicato da Gesù, con linguaggio volutamente oscuro ed ambiguo, per giustificare la sua autorità nel compiere un tale gesto. Certamente lo zelo che 'divora' il Signore, secondo l'espressione del Salmo 69,10, resta un appello a non smarrire il cuore del tempio, che è la casa del Padre suo, dove vivere l'incontro con Lui e l'ascolto della sua Parola: se nella liturgia del tempio antico, la molteplicità dei sacrifici, con tutto l'apparato richiesto per l'acquisto e la macellazione delle vittime animali, rischiava di trasformare un luogo santo in luogo di mercato, e di soffocare l'anelito dell'autentica offerta a Dio in un meccanismo rituale, oggi, nelle forme liturgiche della nuova Alleanza, non siamo indenni da pratiche rituali e religiose, che possono essere vissute senza cuore, con facili automatismi, senza che generino una nuova mentalità, una nuova esistenza plasmata dalla fede. Il rischio del culto, ridotto a formalismo o ad esecuzione sterile di gesti, o, peggio ancora, di trasformare spazi sacri, di memoria e di grazia, in mercati di dubbio gusto, non è cosa del passato: la reazione forte, violenta, così inattesa rispetto al profilo evangelico del Signore, ci avverte che a Cristo sta a cuore la verità del nostro rapporto con il Padre, che egli non sopporta una religiosità artefatta, perché sa quanto è decisiva, per l'uomo, un'autentica adorazione del Padre 'in spirito e verità', sa quanto il vero sacrificio si compie nell'esistenza quotidiana, nella tensione costante a vivere la memoria del Padre e l'obbedienza alla sua parola. Nel racconto giovanneo, l'altro polo d'interesse è l'annuncio profetico della risurrezione sotto l'immagine del tempio distrutto, dagli uomini, e fatto risorgere da Gesù: 'Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere'. Parola enigmatica, che si presta ad un facile fraintendimento, come suole verificarsi nei dialoghi del quarto vangelo, parola che si fa chiara e trasparente, solo alla luce del mistero pasquale: in effetti, gli uomini distruggeranno il tempio del corpo di Cristo, sfigurato dalla sofferenza e abbandonato al supplizio della croce, ma Gesù stesso, in totale comunione con il Padre, farà risuscitare questo corpo, che, posto in una condizione di vita nuova ed inesauribile, diventerà il vero e definitivo santuario, il luogo del più profondo contatto tra l'uomo e Dio. L'umanità concreta, corporea, di Gesù, trasformata nella potenza della Risurrezione, trasfigurata dall'energia dello Spirito, è il tempio perenne, indistruttibile, e ormai noi tutti possiamo conoscere una relazione vivificante con il Padre, attraverso la comunione con Cristo: il suo corpo risuscitato si dilata, fino ad immedesimare i credenti, chiamati a formare il corpo ecclesiale, la comunità dei suoi discepoli e amici. Per Giovanni, nell'ora in cui si profila il crollo del tempio di pietre, rappresentato dalla violenza distruttrice della passione, si annuncia anche la realtà di un nuovo tempio, costituito da pietre viventi: a partire dal Risorto, 'pietra angolare' rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio.

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