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Via al piano nazionale di ripresa e resilienza

248 miliardi di euro da spendere sotto l’occhio vigile dell’Unione Europea

L' esecutivo ha inviato a Bruxelles il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri; nella stessa occasione è stato approvato il decreto legge che istituisce il Fondo complementare da 30,6 miliardi di euro che verrà finanziato con l'ulteriore scostamento di bilancio da 40 miliardi già autorizzato dal Parlamento con l'obbiettivo dichiarato per l'Italia di ricevere il primo acconto di 25 miliardi entro l'estate, indispensabili per fronteggiare la gravissima crisi sociale ed economica. Con l'invio del Piano in Europa il governo ha messo in moto lo strumento che garantirà al nostro paese, da qui al 2032, 248 miliardi di euro, di cui 191,5 dal Fondo Next generation Eu (68,9 sono sussidi a fondo perduto), 30,6 dal Fondo nazionale finanziato tutto con nuovo deficit e gli ultimi 26 da altre fonti per il completamento di alcune opere pubbliche entro il 2032.
Il premier Draghi ed i suoi ministri si trovano davanti ad una sfida colossale con cronoprogrammi molto stretti e vincolanti che impongono che le risorse europee vengano impegnate entro il 2023 e gli investimenti previsti realizzati entro il 2026. In occasione dei suoi interventi alla Camera ed al Senato, Draghi ha ricordato come la scommessa del nostro paese sia al limite dell'azzardo con l'impegno a spendere i 248 miliardi del Piano in pochi anni. Mario Draghi, pur dichiarandosi "ottimista" e "fiducioso nel mio popolo", sottolinea con forza che per raggiungere l'obbiettivo è necessario che "onestà, intelligenza e gusto per il futuro" prevalgano su "corruzione, stupidità ed interessi costituiti" e ricorda con forza che "Il Pnrr non è solo un insieme di progetti, numeri, scadenze e obbiettivi. Il messaggio del premier Draghi al Parlamento ha sottolineato anche la necessità di evitare nuovi contrasti in Consiglio dei ministri, anche da parte delle forze politiche che compongono la maggioranza. Il tempo e la velocità di esecuzione nella fase di ripresa post-pandemia assumono un'importanza fondamentale ed ogni rallentamento che potesse nascere dalle solite liti tra partiti in tema di "governance", che noi italiani comprendiamo meglio con il termine "sete di potere", potrebbe vanificare parte dell'efficacia del Piano e disperdere le potenzialità delle enormi risorse che ci sono state messe a disposizione dall'Europa e di cui potremo beneficiare solo se rispetteremo puntualmente gli impegni assunti. Gli ultimi dati statistici certificano la situazione di un Paese che si trova ogni giorno in maggiore difficoltà con i consumi degli italiani che sono scesi per la prima volta sotto la media dell'Europa a 27 crollando a 19.290 euro rispetto al dato medio di 19.560 della media Ue. Rispetto al 2019 in Italia il dato registra una perdita di oltre 1.700 euro mentre negli paesi dell'Ue a 27 la discesa si è fermata a quota mille.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando è stato costretto a confermare che la fine del blocco dei licenziamenti a luglio "avrà un impatto traumatico sull'occupazione senza compensazioni di assunti rispetto alle prevedibili perdite". Orlando, in un quadro economico e sociale già così difficile ed in vista del suo aggravarsi con oltre un milione di persone che rischiano di perdere definitivamente il loro posto di lavoro al termine del divieto di licenziamento, conferma che "Bisogna anticipare gli scenari anziché rincorrerli", in particolare riformando i Centri per l'impiego e l'assunzione di nuovi addetti che abbiamo una preparazione adeguata per aiutare chi è in cerca di un posto di lavoro e non ripetere il fallimento in termini occupazionali del progetto "Navigator" che per la collettività si è tradotto in un'enorme spreco di denaro pubblico che non ha portato alcun beneficio se non ai diretti interessati.
I principali istituti bancari italiani sono pronti a cofinanziare i progetti del Pnrr raddoppiando le ricadute del Piano e mettendo in campo 200 miliardi di euro di crediti confermando che il successo e la ripresa dipenderanno moltissimo dalla capacità delle banche italiane di sostenere le piccole e medie imprese che sono state duramente colpite dalla pandemia ma che operano in comparti competitivi e con modelli di business efficienti.
Il premier Draghi ha il difficile compito di portare avanti la realizzazione del Piano e di superare a Bruxelles i forti dubbi su fisco e concorrenza e, più in generale, sulla reale volontà e capacità del nostro paese di mettere in campo le riforme e realizzarle. Si tratta di un compito molto impegnativo e difficile e l'esecutivo ha bisogno del massimo supporto da parte di un Parlamento unito che dimentichi divisioni ed interessi di parte e si concentri esclusivamente sul bene ed il futuro del paese. Le risorse messe a nostra disposizione sono superiori a qualunque intervento mai avvenuto in passato, incluso il "Piano Marshall", e devono essere investite bene e rapidamente ma si tratta di una sfida titanica che non potrà essere vinta se il premier ed i suoi ministri saranno sfiancati quotidianamente in una lotta di potere tra partiti e forze politiche come spesso accaduto in passato. Solo l'impegno e la buona volontà di tutti noi potrà permetterci di essere orgogliosi di fronte ai nostri figli ed alle generazioni future.

Fonte: Il Cittadino
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