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In Italia 5 milioni di poveri in più

Fondi UE: incertezze di Governo

Lo scontro che si sta consumando a Palazzo Chigi sui nomi dei manager che dovranno guidare le attività per l'attuazione del Recovery Fund e sui progetti da finanziare, che dovranno passare dagli oltre 600 miliardi di euro richiesti dai ministeri ai 209 stanziati, dimostra in modo drammatico come la maggioranza sia divisa sui fondi Ue, dopo lunghe ed inconcludenti mediazioni, con i Dem che continuano a chiedere che la gestione non dipenda direttamente da Palazzo Chigi, Italia Viva che protesta contro tutto e contro tutti ed il M5S che si schiera in difesa del premier. Il capo del governo Giuseppe Conte propone una cabina di regia tecnica per la gestione, composta da sei manager e da una task-force di trecento tecnici, mentre i democratici insistono per la costituzione di una società ad hoc partecipata dal Tesoro che sia in grado di raccordarsi con i singoli ministeri e con il presidente del Consiglio.

Si tratta di una guerra che potrebbe sembrare tecnica ma che in realtà nasconde la solita lotta italiana per il potere con la creazione di una super-commissione nell'era coronavirus coordinata da un cosiddetto "Comitato esecutivo per la struttura di missione" che riporta alla mente anche gli ultimi precedenti di ordinaria e nefasta ricorrenza.

Bruxelles sul Mes non riesce più a comprendere la posizione del nostro paese che nel giro di pochi giorni è completamente cambiata con Forza Italia ed il M5S che di fatto hanno dichiarato di essere contrari alla sua modifica ed anticipato che in Parlamento non ci saranno i numeri per autorizzare il premier Conte ad approvare definitivamente la riforma del Trattato. Nel merito sembra che solo ora, dopo anni di negoziati e trattative incluse le ultime portare avanti dall'attuale ministro dell'economia Roberto Gualtieri, ci si sia accorti che la modifica del Mes "Sarebbe un favore alla Germania e le banche italiane non verrebbero affatto tutelate" e che il "Mes così com'è ci farà fare la fine della Grecia" con Mariastella Gelmini che ha dichiarato "Sul Mes non abbiamo cambiato linea, un conto è il Trattato un conto è il Mes per la sanità che continuiamo a chiedere".

Emanuele Dessì del M5S ha confermato come anche nel Movimento ci sia grande confusione, e la ricerca di formule bizantine che però sarebbero molto pericolose per il futuro dell'Italia che si potrebbe trovare imprigionata nella morsa di accordi che la potrebbero stritolare, dichiarando che "La posizione maggioritaria è sicuramente contraria ad un secco sì alla riforma. C'è chi proprio non è disposto a votarla e chi invece potrebbe anche farlo a patto che venga messo nero su bianco che non utilizzeremo mai i fondi del Mes".

In questa situazione di totale confusione, in un momento in cui servirebbe invece una grande coesione ed unità di intenti nell'interesse del paese, anche il premier Conte ha confermato l'ambiguità della sua posizione cercando di minimizzare la portata dell'appuntamento parlamentare dichiarando che "Il 9 dicembre non c'è da decidere se attivare o meno il Mes. Io verrò in Aula e farò delle comunicazioni sui temi del Consiglio europeo del giorno dopo. La riforma del Mes e eventualmente l'attivazione sono decisioni che passeranno sempre dal Parlamento. Non drammatizziamo i passaggi che sono e saranno condivisi con tutte le forze di maggioranza". Peccato che alle parole del premier sia seguito il solito clima di rissa con gli esponenti del M5S  Raduzzi, Maniero e Furcinati che si sono affrettati a confermare che "Andranno fino in fondo e che votando a favore della riforma del Mes verrebbero meno ai principi del Movimento" seguiti dagli Eurodeputati Corrao, Pedicini, Evi e D'Amato che hanno detto addio al M5S dichiarando che "Quello che oggi si chiama M5S è un'altra cosa, qualcosa di più simile agli altri partiti e a cui , da cittadino, non mi sarei avvicinato".

L'esecutivo ed i partiti che sostengono la maggioranza sono impegnati in queste assurde battaglie squisitamente politiche e di potere e sembra abbiano completamente dimenticato la situazione del nostro paese dove oltre 5 milioni e mezzo di persone in più sono scivolate sotto la soglia della povertà e si vanno ad aggiungere agli oltre 8,8 milioni già certificati. Si tratta di un mondo composto da oltre 14 milioni di individui in cui si affiancano poveri relativi, che significa che una coppia non riesce a permettersi di spendere mille euro al mese, ai poveri assoluti che non sono in grado di garantire ai loro cari neanche l'essenziale come il pasto, l'affitto, un telefono ed un mezzo per spostarsi.

Il 2021 si aprirà con una paese in cui molti nuovi poveri, come il ceto medio impoverito, i lavoratori in attesa della cassa integrazione, gli autonomi e gli stagionali, quelli che in inglese vengono definiti gli "Working poors", non sapranno come affrontare il loro futuro immediato con un sistema di "Reddito di cittadinanza" che ha fallito, come certificato anche da chi lo ha voluto come il M5S, ed un milione di under 18 che subiranno gli effetti della chiusura delle scuole.

Il Covid è un fenomeno epocale che produce una crescita economica negativa ed impone ai governi di fare delle scelte nella consapevolezza che è impossibile crescere da soli , che è necessaria la ripresa di un dialogo costruttivo mondiale e che è necessario affrontare tempestivamente ed efficacemente il problema che si sta creando con la trasformazione del lavoro che in futuro creerà opportunità ma che nel breve richiede un cuscinetto sociale per fronteggiare la disoccupazione con un aumento del debito generalizzato che espone il mondo al rischio di un'inflazione senza crescita. E' necessario concentrarsi sugli investimenti per la crescita convogliando le risorse disponibili verso la creazione del valore impegnandosi su progetti infrastrutturali in settori come la new energy, la sostenibilità ed il digitale.

Fonte: Il Cittadino
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