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Migrazioni, quale il ruolo delle imprese?

Il calo demografico europeo e l'aumento dei flussi migratori inducono a riflettere 

Migrazioni, quale il ruolo delle imprese?

La partecipazione ad un paio di seminari e da ultimo la nostra meditazione mensile dello scorso 2 ottobre da parte del nostro assistente ecclesiastico Don Massimiliano Moretti sul viaggio di Papa Francesco in Africa mi hanno fatto riflettere sul ruolo che Ucid potrebbe o dovrebbe avere sul fenomeno delle migrazioni. In tale sede non intendo ovviamente prendere alcuna posizione politica né tantomeno enfatizzare la difesa dei valori cristiani della accoglienza ma proporre idee per affrontare la realtà, idee cui Ucid e vedremo più con Uniapac (“Union Internationale des Associations Patronales Catholiques”) dovrebbe contribuire.

Alcuni dati: nel 2050 l’Europa avrà un calo demografico, nonostante l’invecchiamento della popolazione, di circa 50 milioni di persone ed avrà inoltre una carenza di forza lavoro per 70 milioni di unità! Questi dati dovrebbero farci riflettere e coniugare da un lato al problema economico (chi e come si potranno produrre merci e servizi se non ci sono lavoratori per farlo?) a quello sociale della assistenza dei milioni di migranti, assistenza che potrebbe trovare nella carenza di offerta di lavoro la sua naturale soluzione. Certo, bisogna pensare anche agli “italiani” ma per questo è necessario risolvere uno dei grandi problemi che abbiamo in Italia nel mondo del lavoro ovvero il mismatch tra offerta e domanda che vale 1/4 ma anche 2/4 in alcune regioni come il Veneto: su quattro offerte di lavoro ben il 50% resta inevaso! Soltanto nel recente periodo, riferisce “Il Sole 24 Ore”, sono migliaia i posti di lavoro non coperti nei settori del fashion, del food, della sanità e della istruzione. Evidente quindi che per gli “italiani” esiste un problema a monte che va poi a amplificarsi con il flusso migratorio. Ma assurdo però constatare che a prescindere da questo, ci troviamo con una disoccupazione di circa il 10% (che non tiene conto degli inattivi o i Neet che peraltro aumentano) mentre le aziende faticano a trovare lavoratori per rispondere alle proprie necessità produttive.

Sicuramente c’è un problema di formazione professionale male indirizzata o poco gestita dallo stesso mondo delle imprese. La politica ha, in questo, una forte responsabilità. E se penso ai dati sulla Europa, che ho riportato qui sopra, uniti a quelli relativi al flusso migratorio, ritengo che realtà come Confindustria quale corpo intermedio e il Ministero del Lavoro (come le sue declinazioni territoriali) dovrebbero essere protagonisti su questo tema. Non mi sembra, invece, di vederli seduti a questo tavolo. Ucid, quindi, in virtù della propria missione legata al mondo della impresa e del lavoro che trae spunto dalla Dottrina Sociale della Chiesa – la quale non offre modelli economici ma si preoccupa che quelli adottati mirino al rispetto della dignità della singola persona umana – deve assumere un ruolo importante.

E sottolineando che il problema migratorio ha una valenza europea, Ucid dovrebbe muoversi sinergicamente con Uniapac nel proporre idee e soluzioni che prendano in considerazione il problema nella sua complessità; non soltanto per quella sua parte che riguarda le migrazioni.

Ucid ed Uniapac potrebbero avere un ruolo anche sul tema della cooperazione internazionale al fine di creare reti che possano incrementarla e rafforzarla: oggi le rimesse dei migranti valgono più di 500 miliardi di dollari contro i 130 circa della cooperazione internazionale. Evidente che si sviluppi la migrazione economica: non potrebbe essere altrimenti. Questa si va poi ad intrecciare con il dramma dei “viaggi della speranza”, sui quali lucrano trafficanti senza scrupoli. Persone che impiegano mesi e mesi per raggiungere l’Europa, rischiando o addirittura perdendo la propria vita, potrebbero arrivare a destinazione, là dove c’è bisogno del loro lavoro, con poche ore di volo. Il tutto, però, non senza una regia operativa capace di orchestrare e far incontrare bisogni molto più complementari che opposti.

Sono alcune idee che metto sul tavolo dei programmi di Ucid per poter esprimere sempre al meglio quella missione che Ucid porta ancora avanti, dopo oltre settanta anni di storia e pur in un mondo radicalmente cambiato rispetto a quello in cui ebbe le sue origini; missione che ha comunque e pur sempre al centro la dignità della persona umana, in riferimento al mondo del lavoro e, in special modo, delle imprese.

* Presidente Ucid Sezione Genova

Fonte: Il Cittadino
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