Genova e Liguria
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Secondo anniversario crollo Ponte Morandi. La commemorazione nella Radura della Memoria

Nel secondo anniversario dalla tragedia che costò la vita a 43 persone, Genova non dimentica

Secondo anniversario crollo Ponte Morandi. La commemorazione nella Radura della Memoria

Dopo un momento privato per i famigliari delle vittime presso la pila n. 9 di quello che oggi si chiama Ponte Genova San Giorgio, venerdì 14 agosto con la proiezione di un filmato titolato “Per non dimenticare”, che mostra i volti, i nomi e l'età delle 43 persone morte il 14 agosto del 2018 a causa del crollo di ponte Morandi, è incominciata la commemorazione ufficiale delle vittime in occasione del secondo anniversario della tragedia.

Poi la benedizione della Radura della Memoria, con i suoi 43 alberi uno diverso dall'altro, che ricordano le vittime, da parte dell'Arcivescovo: “Ti preghiamo – ha recitato Mons. Tasca - per tutti coloro che soffrono per la perdita dei loro cari avvenuta in questo luogo. Dona a questi nostri fratelli sostegno e consolazione perché la fiducia in te sia sempre più forte di ogni paura e difficoltà. Dio Creatore, risveglia la lode di noi qui presenti e di chi vivrà in questo luogo: permettici di riconoscere questi alberi, dono della tua creazione, come un richiamo vivo e profondo di coloro che abbiamo amato. Sia questa "radura" segno visibile di una memoria umile e operosa che ci incoraggi a sentirci uniti ai fratelli defunti che oggi ricordiamo, alla comune umanità cui tutti apparteniamo, e alla creazione, dono di Dio, nella quale tutti viviamo. Dio Padre buono, tu non ci lasci soli e sei sempre con noi, anche quando scende la notte del dolore e la strada della vita si fa più impegnativa; sostienici sempre nella nostra lotta per la giustizia e per la concordia, confortaci con il tuo amore vero ed eterno e rendici, in ogni ambiente della nostra vita, operatori di pace e di fraternità”.

A seguire i discorsi del sindaco Bucci, del governatore Toti, del premier Conte e di Egle Possetti, presidente e portavoce del Comitato, dell'imam Husein Salah.

“Qualche giorno fa eravamo sopra per recuperare quel filo di rete autostradale che si era interrotto, per colmare la frattura, il vuoto che si era creato tra il levante e il ponente della città. Oggi siamo qui a due anni dal giorno della tragedia. Non potremo mai dimenticarlo”. Ha detto il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte. “Ricordo il lavoro febbrile delle squadre di soccorso, il dolore e l’angoscia vissuti in quelle ore e nei giorni seguenti, la triste contabilità che man mano cresceva, la speranza ancora a distanza di ore di poter recuperare qualche vita”, ha continuato. “Ricordo ancora il 14 settembre 2018 quando ci ritrovammo in piazza De Ferrari gremita” per “un grande momento collettivo in cui con forza sono state chieste soprattutto due cose: che Genova non fosse lasciata sola e che fosse assicurata giustizia per le vittime di questa tragedia”. “Oggi – ha detto ancora – ci ritroviamo ed è un atto che non è una semplice cerimonia del ricordo. È l’atto del rammemorare” che significa anche “recuperare gli impegni di non lasciare Genova sola e non lasciare sole le famiglie della vittime. Siamo al vostro fianco nella richiesta di accertamento della verità processuale e di attribuzione delle precise responsabilità per il crollo”. “Il vostro dolore, la vostra ferita, è il nostro dolore, la nostra ferita”, ha assicurato il premier: “Vogliamo assicurarvi che questa esperienza di dolore che avete vissuto e continuerà a vivere non rimarrà confinata nell’ambito di un’esperienza di vita famigliare e personale, vi sosterremo nello sforzo di alimentare una memoria collettiva. Continueremo a chiedere con voi giustizia.

 “Genova è una città che non dimentica, la nostra storia di più di 2.000 anni non ha ma dimenticato quello che è successo e così noi non ci vogliamo dimenticare di quello che è successo. Vogliamo che oggi, da Genova, parta un messaggio chiaro e forte di giustizia e di speranza. Di giustizia, perché vogliamo sapere cosa è successo e che le cose siano messe a posto. Di speranza, perché vogliamo che queste cose non succedano più”. Queste le parole del Sindaco Marco Bucci. “Abbiamo bisogno di risorse economiche e umane e di tecnologia per far sì che le nostre infrastrutture che sono tra le più belle al mondo siano anche le più sicure”, ha proseguito il sindaco. “La bellezza dev’essere accompagnata dall’efficienza e soprattutto dalla sicurezza”. “Vogliamo infrastrutture – ha concluso – che siano esempio per l’Italia e tutto il mondo”. “Noi ci crediamo e se ci rimbocchiamo le maniche come abbiamo fatto negli ultimi anni ce la possiamo fare, non solo come Genova o come Liguria, ma soprattutto come Italia”.

Il pensiero del sindaco è andato poi alle 43 vittime del Ponte Morandi che “sentiamo come un pezzo della nostra città”. “Vogliamo essere vicini alle famiglie – ha aggiunto – che in questi due anni hanno sofferto più di tutti e che continueranno a soffrire perché i loro cari non torneranno più”. “Avremmo potuto fare di meglio”, ha ammesso Bucci, che rivolgendo alle famiglie delle vittime ha ribadito: “Genova non dimentica, vuole esservi vicino per sempre”.

“Ricordando quello che è successo quel giorno, questo è l’impegno vero che tutte le istituzioni e ogni cittadino oggi devono prendere: giuriamo che una cosa del genere non accada mai più” ha detto Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria.

Il 14 agosto 2018 è stata “una giornata che ha cambiato segno per l’Italia tutta”. Perché “fino a quel tragico giorno” era semplicemente la vigilia di Ferragosto. “Due anni fa l’Italia si è fermata davvero, è successo qualcosa che ci ha messo necessariamente a confronto con le nostre coscienze, con quello che abbiamo fatto e con i doveri che dovevamo assumere”.

«La nostra Genova è stata messa alla prova spesso negli ultimi anni. So che nella tradizione musulmana le grandi prove Dio le invia alle persone più solide. Sono fiducioso della forza di questa città, una città solida che comincia a rialzarsi. Prego il grande Dio di guidarci tutti, la città, i suoi abitanti e la nostra amata Italia”, queste le parole dell'imam di Genova, Salah Hussein.

L’ultimo intervento è stato quello di Egle Possetti, presidentessa del Comitato dei Parenti delle vittime: «Rispetto, memoria e giustizia», ha invocato, dopo avere definito «arrogante» l'atteggiamento di Autostrade, nelle mancate scuse, nelle manie di persecuzione, nelle pretese di ricostruire il nuovo ponte.

Ha poi ricordato che «i nostri familiari sono stati vittime di una strage che non sarebbe mai dovuta accadere: la giustizia è determinante, uno dei deterrenti al ripetersi di altre stragi, anche questo potrà consentirci un altro pezzo di risalita. Auspichiamo riforme importanti, non è più accettabile che i processi possano durare decenni e le parti lese oltre al dolore del ponte, debbano attendere una giustizia che forse non arriverà mai»; ancora: «La verità dovrà diventare anche quella processuale, troppe volte in tribunale assistiamo ad assurdi tentativi di mistificare la realtà, non possiamo permetterlo».

Alle 11.36 il silenzio, accompagnato dal suono delle campane delle chiese della città, dalle sirene delle navi in porto e dai clacson dei mezzi che in quel momento stavano attraversando Ponte San Giorgio.

Fonte: Il Cittadino
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