Genova e Liguria
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L’ARMO sulla privatizzazione dell’Ilva: “Si faccia di più e meglio!”

La recente mobilitazione dei lavoratori della grande industria genovese, caratterizzata da senso di consapevolezza da parte di tutti i protagonisti, e l'incontro del 4 febbraio alla presenza del Sottosegretario allo Sviluppo Economico, segna una tappa nel difficile cammino della cessione dell'ILVA. 

L’ARMO sulla privatizzazione dell’Ilva: “Si faccia di più e meglio!”

E' del tutto giustificata e doverosa qualche riflessione sul processo in corso, dal momento che riguarda i circa 19.000 lavoratori dei vari siti che l'azienda ha sul territorio nazionale e le migliaia di addetti dell'indotto. Considerata l'importanza dell'acciaio, il futuro dell'ILVA avrà ripercussioni su tutta l'industria italiana perché, non dimentichiamolo, l'Italia è un paese trasformatore, senza materie prime, perciò è basilare che abbia una forte industria primaria che permetta di poter salvaguardare la manifattura, senza essere alla mercé delle forniture di paesi che sono concorrenti proprio in questo settore. Secondo un documento di Federacciai del 2008, l’Italia era il primo consumatore di acciaio pro capite al mondo, con un consumo di 660 Kg all’anno, che pur sceso a circa 400 Kg dopo la crisi economica, rimane una delle cifre più alte al mondo.

Il cammino seguito dal nostro Paese nella privatizzazione di molte aziende strategiche, ha dato adito a discussioni e riserve circa le modalità seguite, come segnalato per esempio dalla ricerca pubblicata nel 2011 dalla Fondazione Ansaldo nella collana Studi e Ricerche dal titolo: “Lo Stato da gestore di grandi imprese a referente nel loro governo”, dove si analizza come le principali nazioni europee, quali Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, abbiano affrontato il problema del rapporto fra privatizzazioni e competitività, ponendo massima attenzione alla tutela degli interessi dei singoli Paesi, sopratutto oggi, in presenza di una recessione economica che ha visto una riduzione dei posti di lavoro nell'ambito manifatturiero a livello europeo.
Il problema della garanzie a difesa del tessuto manifatturiero avanzato, del mantenimento del know- how in Italia, oltre alle normative atte a garantirne il rispetto, è di capitale importanza. Occorre capire e verificare se gli acquirenti investono per valorizzare le aziende acquistate, per de-localizzarle all'estero, oppure ancora se acquistano per acquisire quote di mercato. Considerato l'indebolimento del patrimonio industriale nazionale, avvenuto negli scorsi decenni e negli ultimi anni, occorre prestare massima attenzione affinché, finalmente, attraverso una politica industriale adeguata sia salvaguardato e valorizzato quanto dei settori di eccellenza ancora rimane.
E' sommamente auspicabile che le organizzazioni sindacali, considerato l'impatto sul bene comune e in particolare sul lavoro, si impegnino a seguire passo passo il processo di cessione, come nel loro diritto e dovere, mentre il Governo, da parte sua, sappia individuare percorsi che evitino dispersione di patrimonio industriale e di competenze come in alcuni casi è avvenuto nel passato.
La storia, anche recente, fa capire che per la privatizzazione dell'ILVA occorre fare più e meglio di quanto si è fatto finora.

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