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Catechesi nell'arte - S. Martino di Tours

Simone Martini, San Martino rinuncia alle armi (XVII secolo)

Catechesi nell'arte - S. Martino di Tours

Martino nacque in Pannonia (l’attuale Ungheria), intorno al 315. Figlio di un’ufficiale dell’esercito romano si arruolò molto giovane con l’intenzione di intraprendere la carriera militare, ma presto aderì al cristianesimo e trovò grande difficoltà a conciliare la fede con l’attività militare. Mentre si trovava nei dintorni di Amiens gli accade di donare ad un povero metà del suo mantello e di sognare, la notte seguente, Gesù che lo indossava.
Interpretò il sogno come una chiamata, decise di farsi battezzare e chiese di essere esonerato dal servizio.
Battezzato da Ilario di Poitiers, fu suo discepolo e viaggiò per l’Europa. Nel 360 fondò un monastero, a Ligugé, il primo nelle Gallie, dove visse per dodici anni. Successivamente fu acclamato, dal clero e dal popolo, Vescovo di Tours: nella sua diocesi predicò il cristianesimo e visse per sempre alla porte della città nel monastero di Marmoutier da lui fondato. Morì a Candes nel 397.
Nell'iconografia Martino appare in paramenti episcopali oppure vestito da soldato romano nell'atto di dividere in due il suo mantello con la spada.
In entrambi i casi può avere accanto un mendicante storpio. Un'oca ai suoi piedi allude indirettamente alla stagione del suo anniversario (11 novembre), che corrisponde al periodo di migrazione di questi animali, in cui si cacciano. Cicli narrativi si trovano soprattutto nelle cattedrali francesi del XIII e XIV secolo. Singole scene ricorrono frequentemente nell'arte rinascimentale dell'Europa settentrionale.
Simone Martini rappresenta alcuni episodi della vita del Santo negli affreschi della Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi, realizzati tra 1315 e 1316. Nell’Investitura di San Martino, il Santo riceve la spada dall'imperatore Giuliano, il cui capo è coronato da un serto di alloro, le mani giunte di Martino rendono il tutto religioso e solenne, mentre un servo gli presenta lo scudo e un altro gli fissa gli speroni. Il falco è con l’elmo uno degli emblemi cavallereschi portati dagli scudieri per Martino. La spada ai fianchi cinta dall’imperatore è l’atto decisivo dell’investitura del cavaliere.
Dopo essersi arruolato nell'esercito romano. Martino prestò servizio in Gallia.
Un giorno d'inverno egli incontrò un mendicante che tremava per il freddo, divise in due il proprio mantello, e ne donò una parte al poveruomo. La notte sognò che Cristo gli faceva visita indossando la parte del mantello che egli aveva donato.
Nell'iconografia, il Santo è generalmente rappresentato a cavallo, mentre divide il mantello con la spada e lo pone sulle spalle del mendicante inginocchiato davanti a lui, come nella rappresentazione di El Greco nel dipinto realizzato tra 1597-1599 e conservato alla National Gallery di Washinghton San Martino abbandona le armi.
Martino chiese di lasciare l'esercito e, come era destino di numerosi cristiani che rifiutavano la violenza, fu accusato di codardia, dato che era imminente una battaglia.
Ma egli si spinse in prima fila coraggiosamente, portando con sé solo una croce, e il nemico a quella vista chiese la pace. Nell'iconografia, egli appare in piedi davanti ai soldati nemici con la croce in mano, sotto lo sguardo del suo comandante.
Questo episodio lo troviamo nell’affresco di Simone Martini con “San Martino che rinuncia alle armi” (1315-1316) del ciclo realizzato per la Basilica Inferiore di San Francesco, per la Cappella di San Martino.
Nella nostra città la figura di San Martino viene ricordata nella devozione e nella dedicazione di alcune chiese: una bellissima tela di Giovanni Battista Carlone rappresentante “San Martino e il povero” (XVII secolo) è conservata nell’abside della chiesa di San Martino di Paravanico (Ceranesi).

Simone Martini, San Martino rinuncia alle armi (XVII secolo)

Fonte: Il Cittadino
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