Comunità diocesana
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Maggio, mese mariano. Il culto a Maria

Una compagna e una sorella nel cammino di ogni cristiano

Maggio, mese mariano. Il culto a Maria

Maggio è il mese mariano per eccellenza, mese consacrato alla Vergine Maria, mese del Santo rosario.
Dal XVIII secolo il mese di maggio è stato associato alla Vergine Maria: «la devozione di maggio nella sua forma attuale ha avuto origine a Roma, dove padre Latomia del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, per contrastare l’infedeltà e l’immoralità diffuse tra gli studenti, fece alla fine del XVIII secolo il voto di dedicare il mese di maggio a Maria. Da Roma la pratica si diffuse agli altri collegi gesuiti, e da lì a quasi ogni chiesa cattolica di rito latino». La circostanza del mese di maggio ci offre l’opportunità di riflettere sul posto che occupa Maria nella missione evangelizzatrice della Chiesa.
Un posto che dal 21 novembre 1964, con la costituzione dogmatica Lumen Gentium, appare oggi ancora più importante con la proclamazione da parte di Paolo VI di Maria Madre della Chiesa. Allora il messaggio era diretto per creare una maggiore speranza e più fervoroso ardore alla Beatissima Vergine accordandole il culto e l’onore dovuti: «ciascuno di voi, [Venerabili Fratelli] si impegni più decisamente a tenere alto nel popolo cristiano il nome e l’onore di Maria, proponga il suo esempio da imitare nella fede, nella docilità a qualsiasi stimolo della grazia celeste, nel conformare fedelmente la vita ai comandamenti di Cristo e all’impulso della carità, in modo che tutti i fedeli si sentano sempre più fermi nel professare la fede e nel seguire Cristo Gesù, e nello stesso tempo ardano di più intensa carità verso i fratelli, promuovendo l’amore ai poveri, la ricerca della giustizia e la difesa della pace».

La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria - Ad gentes decreto del Concilio Vaticano II sull'attività missionaria della Chiesa - richiamando un principio fondamentale che dura da sempre e che analogamente rimanda a Maria madre della Chiesa missionaria.

Allora affidarsi a Maria è scoprirla vicina, compagna di viaggio, sorella nel cammino. Avviandoci con lei per le strade della vita apprendiamo come essere con lei e come lei discepoli missionari sulle strade del mondo e sui sentieri della storia donando la gioia di Cristo ai nostri familiari, ai nostri compagni, agli amici, a tutti.

Soprattutto Maria è il nostro modello della fede e attraverso la sua vita la nostra missione diventa la misura dell’amore «perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» ( Gv 15,16). Il suo è gesto ecclesiale, perché posto come Figlia di Sion, come Donna-popolo che rappresenta la Chiesa, anzi che è Chiesa nascente.

Cosi Maria è la “prima missionaria” e fa compiere a Gesù, il suo “primo viaggio missionario”, anticipando anche quella che sarà la vocazione della prima comunità; camminare insieme, ed essere Chiesa di tutti, con tutti. Ogni parrocchia, movimento, associazione, piccola o grande che sia, può essere comunità e porre la sua attenzione sul camminare insieme, creando comunità nella diversità dei ruoli e dei carismi. Si tratta di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per esprimere la vocazione di ogni comunità cristiana che porta con sé la sfida dei rapporti umani che sono alla base di ogni cammino comunitario e mariano.

Nell'ultima parte dell'enciclica Fratelli tutti, terza lettera di Papa Francesco che declina insieme la fraternità e l'amicizia sociale, il Pontefice scrive a tutti gli uomini di buona volontà proponendo di seguire Maria modello dell’evangelizzazione:
«Siamo invitati, come Maria, la Madre di Gesù, ad essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione (FT 276).
Maria è nostra Madre in questo cammino di fraternità. Ella ha ricevuto sotto la Croce questa maternità universale (cfr Gv 19,26) e la sua attenzione è rivolta non solo a Gesù ma anche al «resto della sua discendenza» (Ap 12,17). Con la potenza del Risorto, vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace». (FT 278).

Don Francesco di Comite
Coordinatore ufficio missioni

Fonte: Il Cittadino
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