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Via Crucis al Colosseo: le meditazioni dei giovani

Fra i temi, le sofferenze dei migranti e la vita nel mondo digitale

Via Crucis al Colosseo: le meditazioni dei giovani

Venerdì 30 marzo svolgerà la Via Crucis al Colosseo, presieduta da papa Francesco. I testi delle meditazioni sulle 14 stazioni sono stati scritti da 15 giovani, di età compresa fra i 16 e i 27 anni, coordinati dal Prof Andrea Monda. Fra i temi scelti per le meditazioni i migranti e le loro sofferenze, la vita nell’era di internet.

Novità nella preparazione e nella stesura delle meditazioni di quest’anno sono: gli autori dei testi, considerata l’età (9 sono studenti del liceo di Roma Pilo Albertelli) e la modalità “corale” nella stesura del lavoro. I giovani hanno lavorato in equipe, leggendo i testi della Passione di Cristo secondo i quattro Vangeli. Al termine della lettura ognuno dei ragazzi ha evidenziato quale particolare della scena lo avesse colpito. Da qui l’assegnazione delle singole stazioni.

Gesù spogliato delle vesti è come “un giovane migrante, corpo distrutto che arriva in una terra troppo spesso crudele, pronta a togliergli la veste, unico suo bene, e a venderla; a lasciarlo così con la sua sola croce, come la tua, con la sua sola pelle martoriata, come la tua, con i suoi soli occhi grandi di dolore, come i tuoi”. Così scrivono nel commento alla decima stazione.

E ancora. Cristo ha avuto “la forza di sopportare il peso di una croce, di non essere creduto, di essere condannato” per le sue “parole scomode”. “Oggi non riusciamo a digerire una critica, come se ogni parola fosse pronunciata per ferirci”, ha osservato l’autrice della meditazione per l’undicesima stazione. Gesù inchiodato alla croce non si è fermato “neanche di fronte alla morte”. “Oggi, nel mondo di internet, siamo così condizionati da tutto ciò che circola in rete che a volte dubito anche delle mie parole. Ma le tue parole sono diverse, sono forti nella tua debolezza”. “Mi guardo intorno e vedo occhi fissi sullo schermo del telefono, impegnati sui social network a inchiodare ogni errore degli altri senza possibilità di perdono”.

Parole che guardano a duemila anni fa ma che sono profondamente intrise del presente.

Fonte: Comunicati stampa
Sir
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